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Disfunzione endoteliale, ossido nitrico, BH4, MTHFR e stato delle terapie attuali

Nuove evidenze scientifiche stanno spostando il focus terapeutico dalle sole misure sintomatiche alla correzione biochimica della sintesi di ossido nitrico. BH4, metilazione e MTHFR emergono come snodi centrali nella prevenzione e nel trattamento delle patologie cardiovascolari.

04/12/2025 14:32:00 | parafarmaciaovf

La disfunzione endoteliale è oggi riconosciuta come uno dei principali determinanti delle patologie cardiovascolari. L’endotelio vascolare non è una struttura passiva ma un tessuto metabolicamente attivo, responsabile della regolazione della vasodilatazione, dell’aggregazione piastrinica, della permeabilità microcircolatoria, della modulazione immunitaria e della gestione dello stress ossidativo. Tutto inizia dal bilanciamento tra ossido nitrico (NO) e specie reattive dell’ossigeno (ROS). Se il NO è adeguato, la parete arteriosa rimane elastica, la circolazione è efficiente, il rischio trombotico si riduce e i processi infiammatori restano fisiologici. Quando invece prevalgono i ROS e si riduce la sintesi o la disponibilità di NO, l’endotelio si indebolisce e si avvia un processo di deterioramento funzionale che conduce a rigidità vascolare, ipertensione, infiammazione cronica e aterogenesi progressiva.

La produzione fisiologica di ossido nitrico avviene tramite l’enzima eNOS, un sistema enzimatico che però richiede la presenza di Tetraidrobiopterina BH4 per mantenere la propria funzionalità. Quando BH4 è insufficiente o ossidata, l’eNOS si “disaccoppia” e inizia a produrre radicali superossido anziché NO, aggravando lo stress ossidativo. Questo passaggio biochimico è oggi considerato un punto chiave nella genesi della disfunzione endoteliale.

La Tetraidrobiopterina BH4 deriva dal ciclo dei folati e necessita di un sistema di metilazione efficiente. In presenza di polimorfismo MTHFR, condizione molto più diffusa di quanto si creda, la conversione dell’omocisteina in metionina si riduce e l’intera catena di metilazione rallenta. Ne consegue una diminuzione della produzione di 5-MTHF, una riduzione della sintesi di BH4 e di conseguenza una minore produzione di ossido nitrico. Test epigenetici come S-Drive mostrano spesso carenze di metionina, arginina, citrullina, fenilalanina, tirosina, nonché ridotta attività della superossido-dismutasi, con aumento del tono simpatico e del cortisolo. L’organismo diventa vasocostretto, ipo-ossigenato e metabolicamente in affanno.

Il razionale terapeutico moderno punta quindi non solo a dilatare i vasi, ma a ripristinare la fisiologia metabolica che consente la sintesi corretta di NO. Due direttrici risultano oggi decisive: migliorare la metilazione attraverso folati e vitamine B in forma attiva, ridurre l’omocisteina e favorire la rigenerazione di BH4; potenziare la difesa antiossidante con glutatione, SOD, catalasi, vitamina C e polifenoli naturali, in modo da limitare la formazione di perossinitrito e proteggere l’ossido nitrico. Quando eNOS torna accoppiato e BH4 è adeguata, la vasodilatazione riprende fisiologicamente e la funzione endoteliale si normalizza.

Questo approccio non è più teorico. Diversi studi indicano miglioramenti in elasticità vascolare, flusso sanguigno, bioenergetica mitocondriale e riduzione dello stress ossidativo quando si lavora sul ciclo dei folati e sull’attività della metilazione. La medicina cardiovascolare si sta spostando da un modello sintomatico a uno rigenerativo. Il cuore non va protetto soltanto; va messo nelle condizioni biochimiche di funzionare.