Tiroidite di Hashimoto, polimorfismo MTHFR e carenza di Vitamina A
Molti pazienti affetti da tiroidite autoimmune, in particolare tiroidite di Hashimoto, presentano nel test epigenetico da bulbo del capello S-DRIVE una significativa carenza di Vitamina A. Questo dato, confermato da numerosi colleghi, evidenzia una correlazione sempre più diffusa tra squilibri nutrizionali, polimorfismi genetici (come MTHFR e BCMO1) e disfunzioni tiroidee.
Polimorfismi MTHFR e BCMO1: il ruolo nella funzione tiroidea
I polimorfismi dell'enzima MTHFR (soprattutto le varianti C677T e A1298C) compromettono la metilazione, riducendo l'efficienza del ciclo dei folati, con conseguente aumento dei livelli di omocisteina e carenza di vitamine B metilate. Allo stesso tempo, i polimorfismi del gene BCMO1 possono ostacolare la conversione del beta-carotene in Vitamina A attiva (retinolo), con effetti negativi sulla funzione tiroidea.
Studi scientifici degli ultimi trent’anni indicano che il TSH elevato è uno dei principali predittori di iperomocisteinemia, indipendentemente dall'età e dai livelli ematici di Vitamina B12, acido folico, selenio e Vitamina A.
Vitamina A e tiroide: una sinergia essenziale
La Vitamina A (retinolo), liposolubile e immagazzinabile nel fegato, è essenziale non solo per la vista ma anche per il funzionamento ottimale della tiroide. La sua carenza può compromettere l’assorbimento dello iodio, inibire la produzione di ormoni tiroidei e alterare il metabolismo.
Numerosi studi hanno dimostrato che:
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Una dieta povera di iodio e Vitamina A aumenta il rischio di ipotiroidismo.
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La carenza di Vitamina A può aumentare la secrezione di TSH e favorire l’ingrossamento della tiroide.
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In soggetti con polimorfismo BCMO1, la conversione da carotenoidi a Vitamina A è ridotta, rendendo fondamentale l’assunzione di retinolo da fonti animali o da integratori specifici.
Vitamina A, T3 e recettori nucleari: cosa dice la scienza
L'ormone tiroideo T3 per agire efficacemente ha bisogno di legarsi al proprio recettore nucleare, che richiede la presenza di acido retinoico (forma attiva della Vitamina A) per attivarsi completamente. Senza questa interazione, anche in presenza di T3, il metabolismo cellulare rallenta.
Segnali clinici di questa disfunzione comprendono:
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Intolleranza al freddo
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Secchezza cutanea e oculare
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Stipsi
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Fragilità e caduta dei capelli
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Alterazioni del bulbo pilifero
Uno studio clinico su donne in pre-menopausa ha dimostrato che l'integrazione di Vitamina A può ridurre significativamente i livelli sierici di TSH, con miglioramento della funzione tiroidea.
Veganismo e carenza di Vitamina A: un rischio sottovalutato
Le diete vegetariane e vegane, se non correttamente bilanciate, possono esporre al rischio di ipovitaminosi A, soprattutto in soggetti con polimorfismo BCMO1. Nei casi di scarso assorbimento e mancata conversione dei carotenoidi, il retinolo di origine animale o nutraceutico diventa essenziale. L’eccesso di carotenoidi non convertiti può manifestarsi con colorazione giallastra della pelle (soprattutto mani e piedi) e sintomi da carente attività recettoriale.
Vitamina A e sistema immunitario
La Vitamina A gioca un ruolo chiave anche nella regolazione del sistema immunitario, grazie alla sua azione antivirale e antibatterica. Una sua carenza compromette la risposta immunitaria innata e adattativa, aumentando la vulnerabilità a infezioni e infiammazioni croniche, come nel caso della tiroidite di Hashimoto.
L'integrazione consapevole: perché non va demonizzata
Una falsa credenza, diffusa anche tra professionisti della salute, è che l'integrazione di Vitamina A (retinolo) sia pericolosa, soprattutto in gravidanza. In realtà, il problema è legato all'isotretinoina, farmaco sintetico derivato dalla Vitamina A, noto per la sua teratogenicità. Il retinolo naturale, se usato sotto controllo medico e in dosaggi adeguati, non è pericoloso e anzi può risultare altamente terapeutico, anche in ambito oncologico, come riportato da numerose pubblicazioni scientifiche, incluse quelle del Prof. Di Bella.
Cosa consiglia il Dr. Marrone
Per chi soffre di ipotiroidismo, tiroidite autoimmune o presenta familiarità per patologie tiroidee e cardiovascolari, si raccomanda:
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Analisi dei livelli di omocisteina
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Valutazione del polimorfismo MTHFR (C677T e A1298C)
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Controllo dei livelli di Vitamina A, B12, folati, selenio e iodio
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Verifica della funzione renale (creatinina e filtrazione glomerulare)
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Test epigenetico S-DRIVE per valutare carenze e squilibri nutrizionali
In presenza di carenze documentate, l'integrazione con nutraceutici specifici può fare la differenza. Prodotti come:
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Dr. Fabrizio Marrone
Farmacista esperto in Nutraceutica
Parafarmacia OVF – Medicina Integrata ed Epigenetica