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OMEGA-3 CONTRO L'INFIAMMAZIONE PER PROTEGGERE IL CUORE.

OMEGA-3 CONTRO L'INFIAMMAZIONE PER PROTEGGERE IL CUORE.

Gli Acidi Grassi omega 3 sono acidi grassi essenziali poiché l'organismo ha bisogno di assumerli con la dieta dal pesce (EPA e DHA) o da fonti vegetali, frutta secca, e dall'olio di lino ricco di Acido Alpha-Linoleico.

11/12/2023 12:42:00 | parafarmaciaovf

 
Dall'Acido aAlpha-linoleico attraverso le desaturasi vengono sintetizzati dall'organismo EPA e DHA. Le desaturasi, però, vengono anche utilizzate per produrre Acido Arachidonico, precursore dei mediatori infiammatori.
Soggetti anziani diabetici e obesi devono assumere EPA e DHA attraverso integrazione alimentare poiché hanno un deficit dell'attività della desaturasi, in quanto queste vengono utilizzate per produrre Acido Arachidonico e alimentano il processo infiammatorio.

In particolare nelle popolazioni che seguono una dieta occidentale ricca di PUFA omega-6, un'elevata attività desaturasica può favorire una maggiore biodisponibilità dell'acido arachidonico con prevalente sintesi di eicosanoidi proinfiammatori derivati dall'acido arachidonico, favorendo infine il danno vascolare aterosclerotico.
Al contrario, un'elevata attività desaturasica in soggetti che consumano una dieta ricca di PUFA omega-3 o che ricevono un'integrazione con PUFA omega-3 potrebbe portare alla situazione opposta con una sintesi preferenziale di eicosanoidi antinfiammatori. Una dieta ricca di carboidrati, aumenta i livelli di insulina nel sangue, attiva le desaturasi soprattutto la -5 che sintetizzano acido arachidonico e aumentano l'infiammazione silente.
Per questo una dieta con un basso carico glicemico e ricca in EPA riduce i processi infiammatori.

Studi di lipidomica hanno dimostrato che gli omega-3 hanno importanti azioni antinfiammatorie e cardioprotettive.
Vediamole nello specifico.

OMEGA 3 E FUNZIONE CARDIACA
I fattori di rischio a cui dare importanza per ridurre gli eventi cardiovascolari, non sono solo il colesterolo totale ma i livelli di LDL ossidate, lipoproteine , lo stress ossidativo e alterazioni nella coagulazione del sangue. Una dieta ricca di antiossidanti e omega-3 contribuisce a prevenire eventi cardiovascolari come ormai ampiamente dimostrato.
Diversi studi effettuati su differenti ceppi etnici, Inuit della Groenlandia, Olandesi e Nipponici hanno dimostrato che chi ha una dieta ricca di pesce ha una minore incidenza di eventi cardiovascolari rispetto a chi invece nello stesso ceppo etnico ha una dieta povera nel consumo di pesce.
Ciò dimostra che la diminuzione dei livelli sierici di acidi grassi polinsaturi n-3 (PUFA), inclusi l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaesaenoico (DHA), è associata ad un'aumentata incidenza di eventi cardiovascolari e mortalità.

EFFETTO ANTIARITMICO dato dall'inibizione dei canali del sarcolemma che allunga il periodo refrattario relativo. Questo è definito come il periodo in cui non può partire un nuovo potenziale d'azione e di conseguenza agisce come meccanismo di protezione per evitare aritmie e per coordinare la contrazione muscolare.

EFFETTO ANTITROMBOTICO gli omega-3 inibiscono la formazione di trombossani e prostaglandine che portano a vasocostrizione e aggregazione piastrinica

EFFETTO SULLA PRESSIONE SANGUIGNA soggetti trattati con EPA hanno dimostrato una riduzione di radicali dell'ossigeno all'interno dei neutrofili che si è tradotto in una maggiore sensibilità dell'endotelio all'azione dell'ossido nitrico

EFFETTO SU LDL E TRIGLICERIDI. EPA E DHA hanno dimostrato un effetto nella riduzione delle VLDL e del colesterolo totale e una riduzione della produzione di trigliceridi da parte del fegato. Anche la produzione di Lipoproteine A è ridotto dall'assunzione di Omega-3. Un utilizzo di omega tre riduce la lipemia postprandiale, infatti sono proprio le lipoproteine prodotte dopo un pasto ricco di grassi che hanno un'azione aterogenica; la lipemia postprandiale è anche protrombotica poiché aumenta i livelli del fattore VII attivato della coagulazione.
Inoltre, il danno endoteliale che si verifica dopo l'accumulo di lipidi aumenta l'adesione dei leucociti all'endotelio sovraregolando l'espressione delle molecole di adesione, come la molecola di adesione intercellulare 1 (ICAM-1), la molecola di adesione delle cellule vascolari-1 (VCAM-1), E-selectina , o P-selectina, e migliora la loro permeabilità leucocitaria al subendotelio. Questo processo innesca l'infiammazione del tessuto e l'inizio del costituirsi della placca ateromatosa. L'endotelio danneggiato rilascia citochine e fattori di crescita, come la proteina 1 chemiotattica dei monociti (MCP-1) che agiscono come fattori che richiamano i monociti e le cellule T alla parete del vaso. Le condizioni infiammatorie reclutano i monociti circolanti e li sviluppano in macrofagi nel subendotelio.
È stato dimostrato che le resolvine, metaboliti di EPA e DHA, svolgono un ruolo cruciale nella risoluzione attiva dell'infiammazione e sono coinvolte nei meccanismi degli effetti antinfiammatori indotti degli Omega-3.
AZIONE ANTIATEROMATOSA la riduzione dell'infiammazione vasale che si verifica con l'assunzione di Omega-3 è alla base della riduzione della formazione di placche ateromatose, inoltre potrebbero inibire la neovascolarizzazione dei vasa vasorum e ridurre la migrazione di cellule infiammatorie, portando alla soppressione dello sviluppo della placca.

Quindi possiamo concludere che è molto importante integrare omega-3 da olio di pesce ricco in EPA e DHA poiché queste sono le molecole funzionali con azione antifiammatoria e cardioprotettiva, e l'assunzione alimentare di precursori vegetali non è sufficiente poiché fortemente condizionata dall'azione delle desaturasi, la cui concentrazione è influenzata da una dieta troppo ricca di zuccheri, stress ossidativo elevato (MDA ) , carenze minerali come Zinco e selenio, infezioni virali, Cortisolo eccessivo, dall'invecchiamento, e da situazioni patologiche.

L'assunzione di Omega-3 varia in base alle necessità. E' importante sin da piccoli per il corretto sviluppo cerebrale soprattutto sotto forma di DHA e per la funzionalità cognitiva, fino a diventare necessaria per ridurre l'infiammazione e l'insorgenza di patologie legate ad uno stato infiammatorio che può diventare cronico.
L'integrazione di omega 3 deve essere sempre rapportata allo stato fisiologico dello stress ossidativo endogeno, perche' gli acidi grassi e i gruppi carbossilici possono cedere il substrato per peggiorare la situazione ossidativa. Inoltre gli omega 3 vanno sempre schermati quindi protetti dall'ossidazione con vitamine liposolubili come Vitamina E, Vitamina A, e Astaxantina ( 8 mg )
I quantitativi da assumere vanno da 2,5 g /die in assenza di patologie, passando per 5 g/die in caso di obesità, patologie cardiovascolari e diabete di tipo 2, fino a 10 g /die in caso di diturbi neurologici.

Le analisi consigliate sono Lipidomica di membrana Eritrocitaria (Fat Profile), valutazione dello stress ossidativo con D-Roms, Malondialdeide, Glutatione ridotto /Ossidato, Coenzima Q10 per la biogenesi mitocondriale.

LA NATURA HA UNA GRANDE CAPACITA' DI GUARIRCI , BASTA DARGLIENE SOLO LA POSSIBILITA'!

Dr Fabrizio Marrone, esperto in Nutraceutica.

The Anti-inflammation zone, 2005
B. Sears
Figura 1 tratta dalla Review Int Immunol 2019 Aug 23;31(9):559-567. doi: 10.1093/intimm/dxz001.
Omega-3 fatty acid-derived mediators that control inflammation and tissue homeostasis.
Tomoaki Ishihara, Mio Yoshida, Makoto Arita